Una famiglia in “utile provvidenziale”

Dalla voce di Sandra e Gianluca Briziarelli, il racconto di come insieme hanno vissuto la decisione di lei di lasciare il lavoro per occuparsi dei figli
famiglia

Sandra: «Due anni fa è nata Irene, la nostra terzogenita. Quando è arrivato il momento per me di rientrare al lavoro, io e Gianluca ci siamo dovuti confrontare sull’eventualità che io mi licenziassi. Entrambi lavoravamo nel commercio e tornavamo a casa la sera tardi, per cui diventava difficile occuparsi dei bambini ancora piccoli e accompagnarli nella loro crescita umana e spirituale. Abbiamo allora preso per la prima volta in considerazione l’idea che io lasciassi il lavoro: volevamo il bene della nostra famiglia, e sentivamo che l’avremmo fatto solo aderendo al disegno di Dio su di noi e sui nostri figli. Non è stato facile prendere questa decisione: c’era il mutuo sulla casa da pagare, i nostri genitori che, visti i tempi, ci consigliavano di non perdere un posto di lavoro sicuro…Insomma tanti erano i dubbi, ma, mano a mano che arrivavamo a risolverci, l’amore dell’uno per l’altro ci rendeva sempre più chiara la Sua volontà e cresceva in noi il desiderio di aderirvi senza riserve o ripensamenti. Soprattutto cresceva in noi la fiducia in un Dio che sentivamo sempre più come un Padre amorevole, che non ci abbandona neanche nella difficoltà, che ha a cuore solo il nostro bene, provvedendo alle nostre necessità. Importantissimi l’amore e il sostegno delle Famiglie Nuove e del Movimento dei Focolari, pronti ad ascoltarci e non tanto a dire la propria, perché avessimo la luce per capire e prendere una decisione. L’appoggio di Gianluca in quei giorni è stato per me fondamentale: sentivo che la decisione da prendere, così come le inevitabili conseguenze, non era solo mia ,ma “nostra”. Se fossimo riusciti a rimanere uniti, nonostante tutto, saremmo cresciuti nell’amore e diventati più forti».

 

Gianluca: «È stato un momento prezioso per superare modi di fare o di rapportarci a volte un po’ troppo individualistici, soprattutto per me, che sono abituato a prendere decisioni non proprio condivise. Sono infatti un tipo taciturno e pratico, che tende a risolvere i problemi senza perdere tempo in “chiacchiere”. La principale difficoltà che ho incontrato è stata la paura di dovermi abbandonare completamente alla Provvidenza per riempire quel “buco” che si veniva a creare nel nostro bilancio familiare. Da buon ragioniere, abituato a far sì che i conti tornino, e non mi convincevo che, per la nostra famiglia, questo lasciare il lavoro di Sandra potesse essere un “utile” e non una “perdita”. Alla fine, però, ho visto che quello che prima credevamo necessario ora non lo è più: possiamo fare a meno di tante “cose”, e ciò che ci occorre veramente a volte ci giunge inaspettato e nei modi più fantasiosi. Come quella volta che mia moglie ha potuto rifare i suoi occhiali da vista praticamente gratis, perché la mamma di un compagno di scuola di nostro figlio ci ha messo a disposizione dei buoni acquisto del negozio di ottica per il quale lavorava. Anche per i bambini è una buona “ginnastica” per non crescere nella pretesa di avere tutto e subito: si sono “allenati” all’attesa e, soprattutto, a capire se una spesa è veramente necessaria o solo un capriccio. A volte sono proprio loro i primi a farci notare che si può fare a meno di qualcosa e a scoprire quel di più nei nostri armadi o nel ripostiglio, che potrebbe essere invece utile ad altri e quindi donato. Inoltre cerchiamo di far capire loro che non ci sono solo le “cose” da donare: c’è sempre il nostro tempo da poter mettere a disposizione degli altri, un sorriso o una parola gentile. Noi stessi, insomma, possiamo essere Provvidenza gli uni per gli altri».

 

«In quest’ultimo anno siamo riusciti a far quadrare lo stesso i conti e, soprattutto, vedere come i nostri figli sono effettivamente più felici di ritornare a casa da scuola e trovare almeno uno dei due genitori ad attenderli, e come siano quindi più sereni nello svolgere le attività extrascolastiche. Ora posso affermare che il lasciare il lavoro da parte di Sandra non solo non è stata una perdita per la nostra famiglia ma, per dirla in termini economici, un utile “provvidenziale”. Confrontarmi con Sandra su problematiche così importanti per la nostra famiglia mi ha fatto mettere da parte la figura di “uomo che non deve chiedere mai” e lasciare aperta la porta alla volontà di Dio sulla nostra famiglia».

 

 

Sandra: «Riusciamo addirittura a risparmiare qualcosa, così da avere quel di più da mettere a disposizione di altri. Qualche mese fa, ad esempio, è capitato che ad una famiglia di nostri amici sia giunta a casa una multa da pagare: una cifra che, in quel momento, non riuscivano a far rientrare nel bilancio mensile. Subito abbiamo messo loro a disposizione una parte della cifra ritirata per affrontare le spese di quel fine mese. I nostri amici sono così riusciti a chiudere i conti del mese in pareggio. E nemmeno a noi è mancato nulla, perché quella volta lo stipendio di mio marito è stato più alto del solito. È una bella sfida, anche per noi che non abbiamo tanti soldi, amministrarli con distacco. La tentazione di far prevalere le paure per il domani così incerto è forte, ma più forte è la fiducia in Dio. Ce lo ha detto: “A chi cerca il regno di Dio, il resto verrà dato in sovrappiù”. Quindi ci sforziamo di chiedere fiduciosi il “solo” pane quotidiano, per vivere bene anche sotto questo punto di vista il momento presente, l’unico che ci appartenga».

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